Quella mattina mi svegliai quasi all'alba, erano appena le sei, ed io non amo alzarmi presto, ma del resto non ero riuscita a chiudere occhio, e nonostante questo, non avevo il benchè minimo segno di stanchezza, anzi, mi sentivo pronta a scalare qualsiasi vetta. Ricordo con quale lentezza e meticolosità, facevo i miei capelli. Per la prima volta quella casa mi sembrava bella, e la giornata mi sembrava eccezionale, limpida, così come deve essere a giugno. La mia valigia stava sul letto, così come il mio pc, che cantava Jovanotti "io sono una valigia, e giro di stazione in stazione in molti mi trasportano ma solo tu hai la combinazione", e mi stupivo di chi, quella combinazione l'avesse trovata in così poco tempo. Ricordo quella preparazione lenta e metodica, gli abiti eleganti imbustati da un lato, i jeans e le camicie dall'altro, non volevo portare troppe cose, al mio solito, volevo viaggiare leggera. Erano le nove del mattino ed io ero già pronta, arrivava puntuale la tua chiamata del risveglio, quella che seguiva il messaggio "bonjours... ti penso", e io ero pronta con 4 ore di anticipo. Mi vestivo con un vestito leggero, con i toni del blue, scelto la sera prima con Nicoletta e Maria, scarpe basse comode per viaggiare, e uscivo di casa alle 11, per far passare il tempo, andavo da Nicoletta, giusto per l'ultimo parere, e per quell'in bocca al lupo che desideravo, ma di cui mi rendevo conto di non aver bisogno, perchè il brivido era quello giusto, forse per la prima volta non mi sbagliavo.
Roma Termini era così piena di gente che correva, e il mio passo lento stonava con tutta quella calca, io ero in anticipo, il treno era alle 15.00, ed erano solo le 13,30. Un'altra tua telefonata mi avvisava di un piccolo cambiamento, dovevo prendere un tram prima di vederti, ma non mi importava, e tu continuavi a scusarti, e io adoravo il tuo essere così premuroso, ricordo ti dissi "non mi sono persa a mai a Londra con 18 linee metropolitane, vuoi mi perda qui, per tre fermate di tram?". Finalmente il mio freccia rossa arrivava, e con quel biglietto, che guardavo da un paio di giorni ormai, salivo e mi accomodavo al mio posto. Di fronte a me una donna, sui 35 anni, molto bella, era stata a trovare degli amici, entrambe non riuscivamo a non ascoltare le rispettive chiamate. "Hai un appuntamento?" mi dice ad un certo punto, ed io "No, in realtà, un congresso ma sì credo anche un appuntamento", scambiamo quattro chiacchiere, e ci rimettiamo a leggere ognuno il proprio libro. Mi arriva un tuo sms, "sono già qui, ho fatto il possibile, ma sono arrivato". Sorrido, e mi preparo a scendere, mi chiami, "dove sei, esci a destra dalla stazione, io sono lì, tanto mi riconosci". Prendo un sorso d'acqua perchè la gola di colpo mi si secca, le gambe tremano un pochino. Finalmente in stazione, l'avevo vista altre volte, quella stazione, ma adesso mi sembra bella, meravigliosa, e mi avvio verso l'uscita, cerco di sembrare disinvolta ma nn lo sono, mi fermo prima di fare l'ultimo passo, perchè da lì in poi mi vedrai, mi aggiusto i capelli, metto il burrocacao e do un pizzicotto alle guance, non riesco mai ad essere perfetta e sono abbastanza pasticciona, e mi assale un dubbio, e se non ti dovessi più piacere? O viceversa, del resto è un anno che non ci vediamo, del resto "il più bel viso che abbia mai visto" a tuo dire, poteva essere quello di un'altra, "come ho fatto a credergli?" mi domando, ma mentre tremila dubbi mi assalgono, faccio qualche passo avanti e vedo un tram, squilla il telefono, sei tu "Ma dove stai Chiarina?", "sono davanti al tram", e tu "io sto dietro al tram". Mai scorderò quella scena, degna dei migliori sceneggiatori Hollywoodiani, il tram parte, e ti vedo, e mi vedi. Vedo la tua mano che saluta e l'altra che al cellulare mi dice "sei bellissima", riattacco e vengo verso di te. Mi sono calmata, di improvviso, tu sei lì, più carino di come ti ricordavo. La tua camicia bianca inamidata, il tuo jeans scuro, classico, la tua macchina, mi hai abbracciata, hai preso la mia valigia e detto "solo questo?" , mi hai aperto lo sportello, e mi sono sentita tua, non ho avuto dubbi, nessuno in quel momento, era giusto, in quel momento. Partiamo, verso un'altra strada, sempre più a nord, passiamo da una delle città più bella al mondo, ma non ci leviamo gli occhi di dosso.
Ora ho consapevolezza, avevo vinto la battaglia, ma non la guerra, ora so che ho perso, ed il mio cuore ritorna leggero con questa consapevolezza, che fino a qualche mese fa mancava. Io ho perso, ma combattere ha avuto i suoi lati positivi, ed alcune delle vittorie, come i tuoi occhi sorridenti, di quel giorno sono state piacevoli. Mi rendo conto di essere cresciuta, e di essere diventata donna, definitivamente, ed in questo periodo tu ci hai messo del tuo, in questo processo di trasformazione.
Ho perso ma sono qui, pronta a tutto...come sempre
Non smettere mai di combattere amica... È solo combattendo che si costruisce un amore....
RispondiEliminaHo letto tutto d'un fiato ;)