Stavo seduta, guardavo un paesaggio a me sconosciuto, e l'autostrada correva. Lottavo, a tutti i costi, con l'adrenalina, che faceva tremare il mio corpo, ma non tremavo di paura, parole e canzoni si alternavano, in una scena diversa da molte altre. Sguardi stranamente complici, c'è un'aria elettrica, due persone che si studiano.
Guardo fuori dal finestrino, per dissimulare ciò che mi passa per la testa, anche se non so ben decifrarlo, stupore, allegria, paura. Vorrei prendere uno di quei dannati biscotti, che ho in borsa, ma non lo faccio, in effetti non ho fame. Parlo di me, tanto, ascolto a mia volta, ascolto ancora e non mi stanco. Mi sento denudata da alcuni sguardi, provo a non arrossire, ma mi piace, mi piace essere guardata in quel modo, mi piace.
Ad un tratto una canzone, esce dall'Mp3... e sento una voce che inizia a cantare, mi prende la mano, e canta, "Call me irresponsible..." , rido complice, rido complice a quella dedica, a quella faccia da corteggiatore impenitente, metto subito gli occhiali da sole, ma quello sguardo passa anche attraverso. Dopo quella canzone, è come se quelle strade le conoscessi, è come se quella macchina la conoscessi, mi oriento in posti mai visti prima. Può succedere?
Una canzone, una scena buffa, e il sole che filtra dal vetro, e mi batte sulle gambe, il mio cellulare che squilla in continuazione, fotografie fatte per immortalare qualcosa di bello.
Una canzone, che scopri in un CD in macchina di tuo padre, qualche mese dopo, e fai un salto indietro. Non c'è più niente adesso, ma questo si, è rimasto, un'emozione e uno sguardo impertinente, accompagnato da una canzone impertinente
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