Nella mia petulanza, una cosa ho sempre amato, il palcoscenico, all'età di 6 anni, in primina, inscenai la soap opera "Topazio", facendo "partorire" un palloncino alla malcapitata compagnetta. Decantavo le favole a cena, in piedi sopra la panca, imitando toni di voce, e facendo più parti. Così forse era iniziata, quella passione. Recite alle scuole elementari, e quando capitava che non ero la protagonista, succedeva la tragedia, cosa che forse è successa solo una volta.
Poi in terza liceo la svolta, Edipo Re, ed una persona mi aprì gli occhi sul magico mondo del teatro, per la prima volta non vedevo soltanto una tragedia, ma ne facevo parte. Corifea, martoriata dalla peste, era quello il mio ruolo, tragico drammatico, dove mi "abbandonavo" a terra strisciando ed esprimendo il mio dolore. Le prove, le ore passate a preparare i costumi, il trucco, lo ricordo come uno dei periodi più belli, dove anche l'esame di maturità passava in secondo piano, quando c'erano le prove. Tutto girava intorno a quello spettacolo,a quelle lacrime di disperazione che dovevano uscire. E ricordo come uscirono bene, e come sembravano talmente reali che il nostro regista mi abbraccio, dicendo che c'ero riuscita. Poi iniziò l'università, e ricordo quel gennaio, il tentativo abortito di quel provino, quegli appunti di dizione, e continuare con le Nuvole, con il mio vecchio liceo, e la nostalgia avanzava, era tanta, troppa forse, per non aver fatto quello per il quale avrei dovuto combattere.
Poi ricordo, quell'estate una proposta, Tournè? Sì, sì e ancora sì! Pirandello in giro per la Sicilia, "Così è se vi Pare", dove il ruolo della petulante Dina, mi calzava a pennello. In giro per la Sicilia, alla scoperta delle Madonie, e di agriturismi a dirla tutta ;), con il mio vestito a fiori e quelle scarpette bianche, con l'insolenza di chi pensa di stare recitando nei migliori palchi del mondo.
Poi arrivo quel periodo, quello buio, quei tre anni che preferisco non ricordare, e di cui per fortuna, oggi ho pochi ricordi, dove abbandonai tutto, dove avere interessi e passioni non era ammesso.
Ricordo quel ruolo, Medea, che studiai a memoria, ricordo i copioni di tragedie greche, che leggevo ad alta voce, e sentivo, parola per parola dentro di me. Ricordo, un tentativo di mettere su una commediola moderna, con una compagnia di giovani, ma ricordo che l'inerzia ebbe il sopravvento.
Ricordo adesso, dopo qualche anno, di come provare, studiare mi animava, di come sentivo dentro qualcosa, e magari non ero così brava, come ho sempre pensato, ma mi sentivo viva. E come mi disse quella persona, che il teatro me l'ha fatto sentire, amare, e sperimentare, quella persona che non ti obbligava a recitare come voleva lui, ma che cercava di trovare quello che più calzasse a ciascuno di noi, lasciandoci scegliere, "perchè non ritorni, tu sapevi osare".
E mi passano i flash, di quelle decine di recital, che insieme abbiamo fatto, di quelle poesie decantate.
Non ha più senso ritornare adesso, ma è giusto ricordarti mia cara passione, perchè forse, è anche merito di questo fuoco, se sono come sono, e sinceramente non penso poi così male.
E allora ricorderò quella tebe insanguinata, dove strisciavo urlando, dove esisteva un mondo e un modo, per scacciare e vivere le paure diversamente. Dove Dina, poteva avere le guance rosse ed il vestito a fiori, e ridere spettegolando. Dove le poesie di Quasimodo, erano accompagnate da tristi note di una chitarra acustica.
Quel periodo è parte di me, ed anche una delle migliori...
Nessun commento:
Posta un commento